Vino e paesaggio viticolo: la convivenza virtuosa tra uomo e vite

Dal Caucaso alle cantine d’autore, il paesaggio viticolo racconta una storia millenaria di convivenza fra uomo e vite. Sul Corriere Vinicolo n. 26/2025, il prof. Luigi Bavaresco (Università Cattolica del Sacro Cuore, Piacenza) analizza evoluzione, valore culturale e riconoscimenti internazionali di questi paesaggi

Data:

September 3, 2025

Tempo di lettura:

2 minuti

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Vino e paesaggio viticolo: la storia di una convivenza virtuosa

Il legame tra vite e uomo attraversa millenni e culture, modellando paesaggi che ancora oggi rappresentano un patrimonio identitario ed economico da preservare. Dalle pergole raffigurate negli affreschi egizi alle alberate etrusche, dalle miniature medievali alle cantine d’autore progettate da archistar contemporanee, la viticoltura ha sempre contribuito a definire l’ambiente e la società.

A ricostruire questo lungo percorso è il prof. Luigi Bavaresco (Università Cattolica del Sacro Cuore di Piacenza) in un contributo pubblicato su Il Corriere Vinicolo n. 26 del 1° settembre 2025, frutto della relazione presentata al convegno di Asolo.

Il viaggio parte dalla domesticazione della vite, circa 11.500 anni fa nell’area transcaucasica e nel Levante, per giungere alle civiltà classiche e alla diffusione della coltura in Europa. Nel corso dei secoli i paesaggi viticoli si sono evoluti senza mai perdere il loro valore culturale: le viti maritate agli alberi nella Roma antica, i vigneti monastici in Borgogna, le forme promiscue della Bellussera veneta, fino all’attuale specializzazione delle colture.

L’articolo sottolinea come i paesaggi viticoli non siano solo un prodotto agricolo, ma un sistema complesso in cui natura e uomo interagiscono, includendo anche elementi architettonici e simbolici. Gli châteaux bordolesi, le cantine contemporanee firmate da architetti come Renzo Piano e Mario Botta, i muretti a secco e i manufatti votivi arricchiscono e caratterizzano il paesaggio tanto quanto i filari.

Non mancano i riconoscimenti istituzionali: diversi territori viticoli hanno ottenuto il titolo di Patrimonio UNESCO, mentre altri sono stati inseriti dal MiPAAF nel registro dei paesaggi rurali di interesse storico o hanno ricevuto il label FAO GIAHS, come i vigneti tradizionali di Soave. Segni di un valore che trascende l’economia e tocca dimensioni culturali, storiche e identitarie.

Nelle conclusioni, Bavaresco ricorda come la bellezza del paesaggio sia parte integrante della cultura del vino e un antidoto contro una visione riduttiva dell’alcol. Preservare e valorizzare i paesaggi viticoli significa custodire non solo un settore produttivo, ma un diritto della persona e una risorsa per l’enoturismo e per la società nel suo insieme.

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Ultimo aggiornamento: September 4, 2025 7:26 AM