Vino dealcolato: servono vigneti dedicati
Una rivoluzione nel vigneto è necessaria per ottenere vini dealcolati di qualità. La scelta dei cloni, i portainnesti, le forme di allevamento e la gestione della maturazione giocano un ruolo chiave. Su Il Corriere Vinicolo n. 10/2025, un’inchiesta con approfondimenti tecnici e il parere di esperti del settore.
March 17, 2025
1 minuto
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Vino dealcolato: servono vigneti dedicati
La produzione di vino dealcolato solleva una questione tecnica fondamentale: i vigneti attuali sono adatti a questa tipologia di prodotto o servono impianti specifici?
Per ottenere uve con bassa gradazione zuccherina, ridotta acidità e un corredo polifenolico ma soprattutto aromatico ineccepibile, è necessaria un’accurata scelta dei portainnesti e dei cloni. A ciò si aggiunge una diversa impostazione delle forme di allevamento, con riduzione della densità di ceppi, dove pergole e tendoni tornano favorite rispetto alla spalliera. Le pratiche di gestione della vigna devono portare a una viticoltura diversa, in cui, posticipando la maturazione, si riduce l’accumulo di zuccheri.
Insomma, per produrre vini dealcolati di buon livello qualitativo servono uve e vini di partenza con caratteristiche specifiche, tali da “smorzare” gli effetti della sottrazione dell’alcol. Questo implica una vera e propria rivoluzione nel vigneto.
Su Il Corriere Vinicolo n. 10 del 17 marzo 2025, un’inchiesta e un vademecum per l’impianto e la conduzione di un vigneto “dedicato” alla produzione di vino dealcolato. La vendemmia 2025 sarà infatti la prima a battezzare i vini no-low italiani, ma dal prossimo anno si potranno vedere anche i primi impianti dedicati.
Nei servizi pubblicati, il punto di vista della ricerca - con un intervento di Lucio Brancadoro, professore associato presso il Dipartimento di Scienze Agrarie e Ambientali (DiSAA) dell’Università degli Studi di Milano -, quello di chi produce le tecnologie (interviste a Gianmaria Zanella di VasonGroup e a Massimo Pivetta di Omnia Technologies), di un vivaista (Yuri Zambon, direttore di Vivai Cooperativi Rauscedo) e di un pioniere italiano dei vini zero alcol (il produttore altoatesino Martin Foradori Hofstätter).
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