Vino dealcolato: servono vigneti dedicati

Una rivoluzione nel vigneto è necessaria per ottenere vini dealcolati di qualità. La scelta dei cloni, i portainnesti, le forme di allevamento e la gestione della maturazione giocano un ruolo chiave. Su Il Corriere Vinicolo n. 10/2025, un’inchiesta con approfondimenti tecnici e il parere di esperti del settore.

Data:

March 17, 2025

Tempo di lettura:

1 minuto

Argomenti:
  • News
  • cloni vite
  • CV 10/2025
  • DiSAA
  • Gianmaria Zanella
  • Il Corriere Vinicolo
  • innovazione enologica
  • Lucio Brancadoro
  • Martin Foradori Hofstätter
  • Massimo Pivetta
  • maturazione uva
  • no/low alcohol
  • Omnia Technologies
  • pergola
  • portainnesti
  • produzione vino
  • spalliera
  • tendone
  • Università degli Studi di Milano
  • VasonGroup
  • vigneti dedicati
  • vino dealcolato
  • viticoltura
  • Vivai Cooperativi Rauscedo
  • Yuri Zambon

Vino dealcolato: servono vigneti dedicati

La produzione di vino dealcolato solleva una questione tecnica fondamentale: i vigneti attuali sono adatti a questa tipologia di prodotto o servono impianti specifici?

Per ottenere uve con bassa gradazione zuccherina, ridotta acidità e un corredo polifenolico ma soprattutto aromatico ineccepibile, è necessaria un’accurata scelta dei portainnesti e dei cloni. A ciò si aggiunge una diversa impostazione delle forme di allevamento, con riduzione della densità di ceppi, dove pergole e tendoni tornano favorite rispetto alla spalliera. Le pratiche di gestione della vigna devono portare a una viticoltura diversa, in cui, posticipando la maturazione, si riduce l’accumulo di zuccheri.

Insomma, per produrre vini dealcolati di buon livello qualitativo servono uve e vini di partenza con caratteristiche specifiche, tali da “smorzare” gli effetti della sottrazione dell’alcol. Questo implica una vera e propria rivoluzione nel vigneto.

Su Il Corriere Vinicolo n. 10 del 17 marzo 2025, un’inchiesta e un vademecum per l’impianto e la conduzione di un vigneto “dedicato” alla produzione di vino dealcolato. La vendemmia 2025 sarà infatti la prima a battezzare i vini no-low italiani, ma dal prossimo anno si potranno vedere anche i primi impianti dedicati.

Nei servizi pubblicati, il punto di vista della ricerca - con un intervento di Lucio Brancadoro, professore associato presso il Dipartimento di Scienze Agrarie e Ambientali (DiSAA) dell’Università degli Studi di Milano -, quello di chi produce le tecnologie (interviste a Gianmaria Zanella di VasonGroup e a Massimo Pivetta di Omnia Technologies), di un vivaista (Yuri Zambon, direttore di Vivai Cooperativi Rauscedo) e di un pioniere italiano dei vini zero alcol (il produttore altoatesino Martin Foradori Hofstätter).

Argomenti:
  • News
  • cloni vite
  • CV 10/2025
  • DiSAA
  • Gianmaria Zanella
  • Il Corriere Vinicolo
  • innovazione enologica
  • Lucio Brancadoro
  • Martin Foradori Hofstätter
  • Massimo Pivetta
  • maturazione uva
  • no/low alcohol
  • Omnia Technologies
  • pergola
  • portainnesti
  • produzione vino
  • spalliera
  • tendone
  • Università degli Studi di Milano
  • VasonGroup
  • vigneti dedicati
  • vino dealcolato
  • viticoltura
  • Vivai Cooperativi Rauscedo
  • Yuri Zambon

Ultimo aggiornamento: March 19, 2025 8:32 AM